Mat Collishaw Burning Flowers |
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ROMA La fugacità della vita e l´impermanenza della realtà: è questo il tema che Matthew "Mat" Collishaw racconta nel gruppo di lavori in mostra alla Galleria 1/9unosunove fino al 30 settembre.
L´artista inglese, classe 1966, è tra i protagonisti dei cosiddetti YBAs-Young British Artists, assieme a Damien Hirst, Sam Taylor-Wood e Tracey Emin. A Londra, alla fine degli anni Ottanta, il gruppo iniziò a esporre opere dal forte carattere provocatorio e destabilizzante, sottoponendo così l´arte inglese all´attenzione del panorama internazionale.
Le opere di Collishaw mirano esplicitamente a indurre nello spettatore un trauma visivo: come ad esempio "Bullet Hole" (1988), la sua controversa opera d´esordio, raffigurante un cranio con una ferita d´arma da fuoco, o "In The Old Fashioned Way" (1992), in cui viene ritratta una zebra mentre consuma un amplesso con una donna.
Collishaw si esprime prevalentemente attraverso il mezzo fotografico, con immagini tecnicamente impeccabili e intensamente descrittive. A settembre, l´artista ritornerà a Roma, proponendo alla Galleria Borghese un progetto che si svilupperà in stretto dialogo con i dipinti di Caravaggio della collezione del Museo.
"Fiori che bruciano" ("Burning Flowers") fa parte delle tre serie fotografiche presentate in Galleria: mostra alcuni fiori nell´atto di bruciare su un fondo nero di stampo caravaggesco. Del resto, Collishaw ama la citazione e, richiamando alla memoria rappresentazioni cinque-seicentesche di martirio di santi cristiani, realizza la seconda serie di fotografie: "Insetticida" ("Insecticide"). Alla stregua di quanto avveniva nei dipinti agiografici, anche qui i corpi martoriati e scomposti oscillano tra la sensualità degli accostamenti cromatici e la crudeltà del supplizio. Se, infatti, in un primo momento si ammirano l´insieme delle campiture di colore e l´armonia delle strutture che si stagliano come su un cielo stellato, in seconda battuta si riconosce in quelle stesse forme il cadavere di un insetto brutalmente schiacciato. In "Burning Flowers" e "Insecticide" l´intensità delle immagini cattura con forza lo sguardo dello spettatore e lo conduce a una riflessione sulla caducità dell´esistenza.
L´aspetto perturbante e tragico delle opere di Collishaw non è fine a se stesso e non può essere ridotto al sadismo di voler dare allo spettatore un pugno nello stomaco, per il semplice gusto di farlo. Il vero intento dell´artista è un altro: cercare di connettere la sensibilità dello spettatore alla materia che più gli risulta oscura e sgradita, così da renderla più poetica e assimilabile.
In "Ultimo pasto nel braccio della morte" ("Last Meal On Death Row"), terza ed ultima serie di fotografie proposte in mostra, torna il richiamo all´arte del passato. Collishaw ripropone in chiave moderna il genere della "natura morta", raffigurando gli ultimi pasti dei condannati a morte del Texas. A colpire è il contrasto tra la perfezione e la cura, quasi eccessiva, con cui vengono allestite le pietanze e la drammaticità del contesto a cui invece appartengono. Come già avvenuto nelle serie precedenti, nuovamente queste immagini ritraggono, bloccandolo, il passaggio dalla vita alla morte, descrivendo simbolicamente l´arrestarsi del tempo e ponendo l´accento sulla stratificazione di significati del reale.