"Tesori salvati, tesori da salvare": in mostra agli Uffizi i capolavori
delle Marche recuperati dopo il sisma
"Facciamo presto! Marche 2016 2017: tesori salvati, tesori da salvare". Questo è
il nome della mostra inaugurata il 28 marzo agli Uffizi di Firenze: una selezione
di capolavori proveniente dalle zone dell´entroterra appenninico delle
Marche meridionali, terribilmente colpite dai potenti sismi di agosto e
ottobre, che hanno portato alla distruzione o all´inagibilità definitiva di chiese,
palazzi e musei dove queste opere d´arte erano custodite.
Le opere esposte, che potranno
essere ammirate nel prestigioso museo fiorentino fino al 30 luglio 2017, rappresentano con forza il prezioso
patrimonio artistico dell´entroterra marchigiano, territorio che sorprende per
la ricchezza straordinaria dei suoi tesori nascosti e inattesi, simboli d´arte,
storia e cultura. Una raffinata raccolta di dipinti su tavola e su tela salvati
prevalentemente da chiese inagibili, importanti sculture lignee, oreficerie e
tessuti preziosi: la mostra rappresenta un´opportunità unica, oltre che
eccezionale, per divulgare al grande pubblico alcuni tesori poco conosciuti ma
estremamente fondamentali nell´ottica dell´arte italiana. Le opere sono state scelte con il criterio di
rappresentare tutto il territorio marchigiano colpito mettendo in luce alcuni
aspetti cruciali della cultura figurativa di questi territori a partire dal
Medioevo fino al XVIII secolo.
Un percorso che si
snoda nei secoli a partire dal Quattrocento: ad accogliere i visitatori della
mostra è un capolavoro
quattrocentesco della pittura marchigiana proveniente dal Museo di Camerino, la pala raffigurante nella
tavola principale l´Annunciazione e nella lunetta sovrastante il
Cristo in pietà realizzata da Giovanni Angelo d´Antonio da Bolognola,
personalità principale della scuola pittorica di Camerino, di cui l´opera può
considerarsi manifesto. Un´altra delle importanti scuole marchigiane presente
alla mostra è quella di San Severino
Marche, rappresentata dalla preziosa tavoletta cuspidata raffigurante una Madonna col Bambino, realizzata intorno
al 1480 da Lorenzo d´Alessandro per
la Chiesa delle Clarisse di San Ginesio. Ad illustrare il Quattrocento ancora Carlo Crivelli e Paolo da Visso, di cui sono presenti una tavola dal fondo d´oro e
dai colori vivi e splendenti e un piccolo trittico attributo a un suo allievo,
Benedetto di Marco, recuperato in frantumi sotto le macerie della chiesa di San
Vittorino di Nocria, entrambi provenienti da uno dei luoghi più colpiti dal
sisma, Castelsantangelo sul Nera.
Il percorso continua
poi con le scuole pittoriche del Cinquecento rappresentate da artisti
forestieri come Cola dell´Amatrice, a lungo residente ad Ascoli Piceno e presente alla
mostra con la tavola raffigurante la Madonna
col Bambino e i santi Vittore, Eustachio, Andrea e Cristanziano del 1514;
c´è poi Marco Palmezzano, artista
romagnolo che nel 1501 arrivò a Matelica nella Chiesa di San Francesco, da dove
proviene la Madonna in trono e i santi
Francesco e Caterina d´Alessandria, ancora completa della magnifica cornice
lignea intagliata e dorata; presenti anche gli artisti Andrea Boscoli e Simone De
Magistris con splendide pale d´altare.
La pittura del Seicento e del Settecento è
rappresentata in mostra da quattro tele di grande fascino: la prima raffigura La Vergine col Bambino che appare a
Santa Francesca Romana, la seconda
tela ritrae la Conversione di
san Paolo ed è un´opera
cardine di Giovan Battista Gaulli,
detto "il Baciccio", databile agli
anni tardi della sua attività intorno al 1700; vi è poi la tela di Pier Leone Ghezzi, discendente da una
famiglia originaria di Comunanza ma
attivo a Roma nella prima metà del Settecento. Il dipinto è una realistica testimonianza figurativa delle
conseguenze di un rovinoso terremoto ed un chiaro esempio delle nuove istanze
della pittura settecentesca nella regione, orientata verso la rappresentazione non
solo della storia, ma anche della cronaca. Il dipinto commemora la scossa che colpì Benevento il 5 giugno 1688 ma nello stesso
tempo celebra la salvezza, voluta dalla protezione divina, del cardinale
Vincenzo Maria Orsini, destinato a divenire papa col nome di Benedetto XIII.
Maestosa è la pala d´altare
con la Visione di san Filippo Neri, capolavoro
di Giambattista Tiepolo, che chiude il tradizionale e secolare
interscambio culturale tra le Marche e Venezia.
A rappresentare l´oreficeria
marchigiana pochi pezzi ma di altissima qualità. Aprono questa sezione due
croci, una di fine Duecento
miracolosamente scampata alla distruzione della chiesa parrocchiale di Pescara
del Tronto, dove si conservava, e una detta "di San Marco" dei primi del Quattrocento
appartenente al Museo di Visso. Simbolo della celebrata produzione de "li
magistri" di Ascoli Piceno è la statua argentea di Sant´Emidio, del
maggior rappresentante di questa scuola orafa, Pietro Vannini;
alla memoria del santo si lega anche un altro eccezionale manufatto
presente in mostra, il notevole frammento di tessuto con scene di caccia,
sciamito di seta operato e broccato di produzione siriaca databile tra la fine
dell´VIII e l´inizio del IX secolo. Gemma preziosa, il capolavoro
assoluto dell´oreficeria di ogni tempo, il
Reliquiario donato nel 1587 a Montalto Marche da papa Sisto V, che
ne evidenzia il ruolo di benefattore nei confronti della sua "patria
carissima". L´ultima oreficeria selezionata è il
busto reliquiario di san Francesco di Paola del Museo Diocesano di Montefortino, opera datata 1725 e marcata dall´argentiere
Angelo Spinazzi. In mostra sono presenti inoltre tre campane
recuperate dai crolli dei rispettivi campanili, quelli della chiesa del
castello di Carpignano nelle vicinanze di San Severino Marche, della chiesa di
San Francesco ad Arquata del Tronto e della Torre Civica della stessa cittadina quasi distrutta dalla scossa del 24
Agosto 2016. Chiude straordinariamente il percorso il manoscritto autografo
dell´idillio più famoso composto dal poeta Giacomo Leopardi, l´Infinito,
proveniente dal Museo di Visso,
scelto come simbolo prezioso del valore
che i beni culturali di questi territori colpiti rappresentano per la cultura
italiana.
L´obiettivo
principale della mostra, oltre ad estendere la conoscenza artistico - culturale
dei territori colpiti dal sisma, è quello di salvare dalla dispersione un patrimonio ricco e di fondamentale
importanza: le meravigliose opere in esposizione sono state selezionate con
un criterio ben preciso, quello di rappresentare al meglio la vastità del
territorio marchigiano colpito dal sisma, comprendente parte delle province di
Ascoli Piceno, Fermo e Macerata. Le Gallerie degli Uffizi daranno anche
un aiuto concreto ai luoghi del sisma: di ogni biglietto che verrà
acquistato per accedere agli Uffizi nel periodo della mostra verrà destinato € 1,00 (o € 0,50 in caso di biglietto ridotto
della metà riservato ai giovani tra i 18 e i 25 anni) al risanamento dei danni
inferti dal terremoto al patrimonio marchigiano. La mostra, a cura di Gabriele Barucca
e Carlo Birrozzi, è promossa dal Ministero dei beni e delle attività
culturali e del turismo, con il Segretariato Regionale del Ministero dei Beni e
delle attività Culturali e del Turismo per le Marche, la Soprintendenza
Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche, le Gallerie degli Uffizi e
Firenze Musei.