Palazzo Poli, oggi sede dell´Istituto Nazionale per la Grafica, ospita nella prestigiosa sala Dante, con l´esclusivo affaccio su fontana di Trevi, le opere di un grande sperimentatore nel campo dell´arte grafica, Pasquale Nini Santoro.
Nato a Ferrandina (Matera) il 30 settembre 1933 Santoro si trasferirà a Roma negli anni Cinquanta, dove, dopo aver abbandonato gli studi di Medicina, si dedicherà interamente all´arte, spronato anche dall´amico Giulio Carlo Argan.
Nel 1956 inizia l´apprendistato presso la scuola del nudo di Antonio Corpora, dove impara a padroneggiare le basi della tecnica pittorica. Nel 1957 si trasferisce a Parigi. Lì passerà gran parte del suo tempo al rinomato Atelier 17, laboratorio d´incisione e sperimentazione grafica frequentato soprattutto da astrattisti e surrealisti, fondato nel 1927 da Stanley William Hayter, uno dei più significativi grafici del XX secolo. Ed è proprio nell´Atelier 17 che Santoro inizierà a sperimentare l´incisione a più colori su un'unica matrice e con un solo passaggio di torchio che lo hanno reso celebre.
Artista poliedrico, egli si cimenterà anche nella pittura, nella ceramica e nella scultura, di cui nella mostra possiamo ammirare uno degli esperimenti più riusciti, L´Aiace Telamonio (1971), realizzata con profilati industriali impiegati come struttura portante.
Nel 1962 fonda a Roma il gruppo "Uno" insieme ad altri artisti , come Pace , Carrino , Biggi e Frascà. Tuttavia, neppure un anno dopo, Santoro deciderà di prenderne le distanze, non condividendone più "la dichiarazione di poetica". A partire da quegli anni, oltre che protagonista dell´astrattismo italiano, Santoro sarà molto attivo politicamente e socialmente.
La Sala Dante ospita più di cinquanta opere dell´artista, tra le quali "Cicli del Piranesi" (1976-1978), sette stampe delle matrici originali della veduta di Roma, acqueforti a più livelli di profondità realizzate con incisione ad una sola matrice. Altre opere di notevole importanza sono la "Pianta di Spirale" (1977), stampata su composizione di lastre di ferro, e "Vivaldi" (1977) ,acqua forte e acqua tinta su zinco, quattro matrici stampate su quattro fogli affiancati.
L´incisione costituisce il primo valido tentativo di applicazione di un procedimento industriale alla rappresentazione artistica, grazie alla possibilità di riprodurre in serie le immagini. Ed è sulla matrice che l‘artista compie l´atto creativo, non sulla carta, rendendo l´incisione un arte a sé, per mezzo della quale è possibile realizzare opere in grado di raggiungere i canoni espressivi della pittura stessa.
La mostra, nonché il dettagliatissimo catalogo a cura di Ginevra Mariani e Antonella Renzetti, ci permettono di analizzare le opere di un grande artista italiano del secolo scorso.
La mostra iniziata il 29 maggio si concluderà il 13 luglio 2014.