Una mostra a Roma per omaggiare e ricordare il grande artista norvegese Hendrik Christian Andersen, noto scultore, pittore e urbanista del secolo scorso, rievocato attraverso le sculture e i collage di Andrea Mastrovito, giovane artista bergamasco che ultimamente si sta facendo un nome nello scenario internazionale. "Here the dreamers sleep" è il titolo che Mastrovito ha scelto per la sua mostra, frase che rimanda all´epitaffio inciso sulla tomba degli Andersen nel cimitero Acattolico di Roma.
Sede dell´esposizione, ovviamente, è la celebre dimora Andersen, nel quartiere Flaminio, che dopo la morte dello scultore, avvenuta nel 1940, divenne un museo che avrebbe ospitato, e ospita tutt´oggi, le opere di artisti di ogni epoca e nazionalità.
La mostra di Mastrovito è una personale e controversa reinterpretazione del lavoro, soprattutto scultoreo, di questo artista profondo, poliedrico, visionario, i cui campi d´interesse spaziarono dalla filosofia alla politica, dalla prosa all´architettura. Chiuso nel suo mondo di ideali estetici, pacifisti e umanistici, Andersen ordinò le sue visioni nei saggi A World Center of communication e The fountain of Life, nei quali descrisse nel dettaglio la sua utopia urbanistica. Una visione del mondo dove l´artista considera l´arte monumentale l´unico mezzo per raggiungere la perfezione e l´unica speranza di salvezza per l´umanità.
Andrea Mastrovito prende spunto da questi ideali futuristi, e più in particolare vuole celebrare l´eccezionale famiglia Andersen, i cui componenti - il fratello dell´artista Andreas, la cognata Olivia Cushing ed Hélène, madre di Hendrik vengono raffigurati in ciascuna delle cinque stanze della casa-museo attraverso composizioni scultoree, o evocati da personificazioni allegoriche. Le vicende biografiche della famiglia sono inscindibili dal loro progetto comune. Hendrik, il fratello pittore e la cognata scrittrice condividevano l´ideale artistico della perfezione, teso alla sublimazione dell´animo umano. Mastrovito li rievoca attraverso statue di gesso ricoperte di disegni a matita, non del tutto integre, ma volutamente frantumate dall´artista, a simboleggiare la necessità di un rinnovamento. Le statue di Mastrovito, non più monumentali come quelle create da Andersen, in gesso, disegnate e distrutte, trasmettono il forte desiderio di rinascita. La rinascita di un´arte pura che si avvicini alla perfezione della natura, che tenda all´elevazione dell´animo umano. Il progetto cui Andersen aspirava era la creazione di un mondo perfetto, costituito dalle arti, dalla musica e dalla scienza. La sua arte è un elogio del sublime, tale da condurre l´artista al circostanziato progetto di una città mondiale nella quale egli immagina di poter collocare un´umanità dedita esclusivamente al bello e al giusto, un grande disegno utopico per un Europa pacificata, un pensiero di rinnovamento e di rinascita rimasto chiuso in una casa-museo dove, grazie ad artisti stranieri e italiani desiderosi di interpretare il senso profondo della sua teoria creativa, continua a prendere vita.
Andrea Mastrovito ci invita a riflettere sulla necessità di smuovere l´immobilismo che pervade i nostri giorni, dove nell´arte prevale la staticità e la ricerca di nuove forme creative stenta a svilupparsi. L´arte è intesa da Mastrovito come frammentaria: l´artista è chiamato ad assemblare idee e materiali come in un collage, perché tale è la società contemporanea, frazionata, settoriale, multitasking, affaticata e inebetita da un continuo movimento, come nello zapping. Questa dinamicità, tuttavia, è irreale e ingannevole, poiché quello che ci restituisce è un profondo senso di immobilità creativa, una incapacità di evolversi, soprattutto nel senso dell´arte. Da qui, dunque, il collage, inteso come un´istantanea della frammentazione. Assemblare, mettere insieme, dare forma, creare. Unire il passato al presente non attraverso una rilettura superficiale, di stagnazione e immobilità, ma attraverso il distacco e la rinascita.
La mostra nel museo Hendrik Christian Andersen terminerà il 17 marzo 2015.