A quanto pare la crisi non ha colpito soltanto il nostro tempo. La mostra dal titolo "L´Età dell´angoscia. Da Commodo a Diocleziano 180 305 d.C." ha un obiettivo ben preciso, quello di illustrare uno dei primi momenti documentabili di crisi e crollo dei valori del mondo occidentale.
Attraverso un percorso ben definito, duecento opere tra monumenti, busti e ritratti articolati in sezioni tematiche la mostra, iniziata il 28 gennaio scorso e aperta fino al prossimo 4 ottobre, illustra alla perfezione sentimenti di angoscia composita, ansia e crisi, dovute alle continue guerre civili e militari, ai periodi di forte carestia ed epidemie e alla fortissima pressione che i Barbari esercitavano ai confini.
La cornice in cui la mostra è stata allestita non poteva essere migliore: i Musei Capitolini, che costituiscono il complesso museale più antico del mondo, inteso come il primo luogo in cui l´arte fosse fruibile da tutti e non solo dai proprietari. Lo stesso ambiente contribuisce a proiettare lo spettatore nella dimensione dell´antica Roma: dal primo momento in cui si fa ingresso nella mostra, l´osservatore è pervaso da un profondo senso della romanità, dell´antichità, di tutto quello che è accaduto nelle epoche precedenti, di battaglie e guerre, della crisi, della perdita dei valori morali che avvolse il periodo tra la morte di Marco Aurelio e la venuta di Diocleziano.
Ad accogliere lo spettatore nella prima sala della mostra, nella sezione denominata I protagonisti, si ergono imponenti il busto di Marco Aurelio, dopo la morte del quale ha inizio una profonda età dell´angoscia e, poco più avanti, il busto del suo successore, Commodo: secondo la tradizione letteraria è un principe degenerato, violento, sanguinario, visionario, lunatico e codardo che da inizio a un´epoca di decadenza su tutti i fronti. Simbolo della scelleratezza umana, è con Commodo che Roma inizia a vivere un periodo instabile caratterizzato dal collasso dei sistemi sociali, economici e morali di riferimento. I volti e i busti che lo spettatore può osservare continuando il percorso suggerito dalla mostra ne sono chiara testimonianza: i visi allungati, le fronti corrugate e percorse da rughe profonde, le espressioni di coraggio e allo stesso tempo di angoscia di imperatori e valorosi condottieri, i volti assenti delle donne romane e gli sguardi freddi, distaccati comunicano a chi osserva un profondo senso di ansia dovuto alla perdita di tutti i valori, persino religiosi.
Nel clima di angoscia generalizzata che avvolge l´Impero nel terzo secolo d.C. si fa strada anche una diffusa crisi spirituale e religiosa che porta all´abbandono delle religioni tradizionali e all´adesione, sempre più massiccia, ai culti delle divinità orientali come ad esempio Iside, Osiride, Cibele, Sarapide; agli occhi dei Romani, tali divinità risaltavano per i loro tratti "diversi" ed esotici. A fronte di una decadenza irrimediabile, nella speranza di un futuro e di un´esistenza migliori non più soddisfatti dal culto ancestrale degli dèi, l´uomo si rifugia nei più galvanizzanti riti delle religioni orientali; è nell´Esedra di Marco Aurelio, nuova ala del museo inaugurata nel 2005, che si susseguono le numerose opere che raccontano il fenomeno dell´arrivo in città di tali culti.
Lo spettatore può rendersi conto del gusto e dei sentimenti di un´intera epoca storica non solo attraverso busti e ritratti ma anche di urne, sarcofagi, rilievi marmorei, decorazioni pittoriche e parietali, mosaici pavimentali e arredi domestici delle antiche e ricche dimore. Le diverse sezioni della mostra si soffermano sui cambiamenti profondi che interessano il terzo secolo d.C., periodo preso in analisi: considerato dagli studiosi il secolo di crisi generale dell´Impero, in realtà esso contiene alcune delle basi che rappresenteranno la fecondità delle età successive. Con l´avvento di Diocleziano (286-305 d.C.) e della tetrarchia (il governo dei quattro) si inaugura una stagione del tutto nuova, diversa: un´epoca di circa 110 anni di guerre e battaglie quasi ininterrotte si chiude per dare spazio a un periodo fiorente di decor e concordia.
Il viaggio artistico che porta lo spettatore nel terzo secolo d.C. inizia, si sviluppa e si conclude illustrando perfettamente lo smarrimento spirituale, economico, sociale e l´angoscia per il futuro, in un´epoca di crisi che, agli occhi di chi visita la mostra, appare per certi aspetti simile a quella che viviamo oggi. Un tuffo nella storia, la nostra storia, in ciò che ci ha preceduto e che induce chi osserva a una chiara riflessione: imparare dalla crisi e risorgere. Proprio come l´Impero romano.