La città di Bologna omaggia l´arte di Carlo Levi, medico, intellettuale, politico ed artista torinese tra i più incisivi del novecento.
Scomparso nel 1975, Carlo Levi lascia una grande impronta nella cultura italiana per la sua coerenza di uomo, e d´artista. La mostra a lui dedicata non a caso è intitolata "L´umanità dipinta con le parole".
Infatti scrittura e pittura si intrecciano ed al tempo stesso sono percorsi paralleli attraverso i quali l´artista torinese è riuscito ad esprimere sia la sua essenza ma anche la sua immensa sensibilità nella capacità di descrivere la realtà che lo circonda sia con le parole che con i pennelli sulla tela.
Saranno presentati tredici suoi dipinti ed alcuni filmati d´epoca concessi dall´Istituto Luce. Jean Paul Sartre, che fu suo grande amico, sosteneva che tutto il percorso artistico ed umano di Carlo Levi era basato sulla coerenza e sul rispetto della vita umana.
Laureato in medicina non esercitò la professione per dedicarsi completamente alle sue passioni quali la scrittura e la politica.
Politica per la quale pagherà un prezzo assai caro come il confino ad Eboli, esperienza che connoterà il suo stile pittorico e, naturalmente la sua vita.
Simone De Beavoir, altra intellettuale finissima del novecento, accostava la figura di Carlo Levi ad un uomo del Rinascimento, uomo di cultura per eccellenza, pur essendo egli interamente contemporaneo.
Il romanzo che lo rese più noto fu appunto Cristo si è fermato ad Eboli. Scritto nel 1943 l´opera è un classico esempio dell´unione di vari generi letterari, è una descrizione di una terra remota e dimenticata ed al tempo stesso una denuncia politica e sociale delle condizioni di estrema povertà ed arretratezza in cui versava l´Italia contadina dell´epoca.
Per lui che veniva da una grande città industriale e piena di stimoli culturali, ritrovarsi in un contesto di solitudine, diffidenza, miseria fu traumatizzante . Ma essendo Carlo Levi uomo di grande coraggio, riparte da quella situazione estrema per esprimere pittoricamente ed attraverso la scrittura la comprensione del retaggio culturale ed ambientale in cui si era ritrovato.
Ritrovò anche la passione per la medicina che lo aiutò ad avvicinarsi alla gente, a conoscerla, capirla, comprenderla ed a creare un rapporto profondo di solidarietà dove l´autore si immedesima quasi totalmente nella realtà lucana dell´epoca. La sua critica politica continuerà ancor più duramente nel romanzo le parole sono pietre del 1955 dove racconta un suo viaggio in Sicilia. Dopo questi due scritti, la sua prosa si addolcisce e lentamente anche la sua incisività. Come pittore, il suo primo ispiratore fu Felice Casorati, grande amico di Levi.
L´influenza di Casorati si nota nel dipinto "Ritratto del padre del 1923" ed in "Arcadia" esposto alla Biennale di Venezia nel 1924.
Dopo essere stato a Parigi, Carlo Levi ha una visione differente della pittura, ciò si nota in un dipinto del 1929 intitolato "Aria".
Anche attraverso la pittura Carlo Levi ha un atteggiamento critico verso l´accademismo nazionalistico del novecento.
Dopo aver fatto parte del Gruppo dei Sei, pittori di Torino si apre alla pittura Europea, specialmente verso quella francese, a testimonianza dei quali alcuni dipinti degli anni 1930-1931.
Come "Figura Gialla", "Signora con scarpa", "Daniel", "L´uomo Rosso".
Anche per la pittura di Carlo Levi l´esperienza dell´esilio è una tappa fondamentale. Infatti le figure lucane da lui descritte nel 1936 lo porteranno ad approdare al gruppo Neorealista alla Biennale di Venezia del 1954.