Nella valle castoriana in fondo ai Campi nuova o Campli o Cample dal latino, oltre la Chiesa della Madonna Bianca troviamo la chiesa di S. Salvatore (1), sottomessa alla famosa Abbazia di S. Eutizio, centro come già visto in altri scritti di potere culturale ed economico, disponendo di fondi in proprietà da Spoleto fina al mare Adriatico. La Chiesa è particolarissima in quanto sorge in un´area non abitata, ai piedi, come detto, di Campi e fu edificata in più tempi, presumibilmente tra la fine del 1200 e il 1400. È composta da due edifici, uno di epoca più lontana sulla parte sinistra con l´Agnello Crucigero che ritroviamo a Sulmona nella Chiesa affrescatadell´Ordine di San Benedetto ed uno sulla parte destra databile sul finire del 1400. Sono costruzioni "speculari" entrambe complete di rosone. Una transenna poggiata su pilastri laterali e sulla colonna centrale unisce i due corpi della Chiesa. Sul perché della specularità storica del sito, si disquisiscese la stessa è stata concepita per renderla meno attaccabile dai ripetuti terremoti, specificità della Zona, o per creare due distinte aree una destinata alle donne, la destra, e una destinata agli uomini, la sinistra. La dissertazione è comunque più divertente che altro. Se si entra dal lato sinistro, il più antico, si passa sotto un arco a sesto acuto e cioè ogivale. Di grande momento all´interno della Chiesa è l´architrave che poggia su colonne destinate all´esposizione di immagini sacre la cd iconostasi la quale separava il presbisterio dalle navate. Nello specifico l´iconostasi è composta da tre archi che gravano su due colonne. In questa parte della Chiesa e cioè del lato sinistro, troviamo gli affreschi di maggiore interesse probabilmente con datazioni e attribuzioni diverse. Vi lavorarono pittori locali iconici tesi a raffigurare immagine sacre o eventi descritti nel Vangelo o nella Bibbia apocrifa o meno. Di sicuro interesse il Cristo in legno in fondo alla chiesa frutto di un intagliatore di prestigio ed esperienza. Mi viene in mente la scuola degli Angelucci di Mevale presenti in tutto l´Appennino Umbro Marchigiano. Di un certo interesse troviamo la Pietà con la Madonna circondata da altre fanciulle contraddistinte da uno sguardo incredulo, per il mistero della resurrezione, entrambe attribuite ai pittori nursini gli Sparapane, già presenti nella Chiesa della Madonna Bianca sempre a Campli o a Frematre (4). Di Antonio Sparapane si ammira la Vergine circondata da dodici angeli muniti di diversi strumenti musicali. (2) Sempre attribuita ad Antonio Sparapane e sempre sulla sinistra, troviamo l´affresco dell´ultima cena, la quale colpisce per la figura appartata e di spalle di Giuda. (3) (scena di sicuro effetto ed ammonimento). Dietro l´altare troviamo una particolare "Crocefissione" nella quale il Cristo ed i due ladroni sono assistiti nell´atto "finale" da una vastissima schiera di donne in adorazione, il tutto contornato da musici, da guerrieri e daprobabili aguzzini. (5) Comunque tutti insieme sono idonei a creare un momento sia di viva tensione che di mirata confusione. Si vuole raffigurare la raccapricciante flagellazione o il contesto nella quale era avvenuta. Non lo sappiamo. Sul lato destro della Chiesa di costruzione postuma, come visto, si trova una nicchia con elemento centrale la Vergine ed ai piedi della stessa il bambino poggiato su un telo tenuto da un angelo con ai lati San Pietro e San Giovanni. (6) I dipinti non attribuiti alla scuola degliSparapane sono stati attribuiti a tale Nicola da Siena o Nicola di Ulisse da Siena, attivo nella metà del 1400nel territorio Umbro di Norcia, di Cascia e di Ascoli Piceno e soprattutto di San Severino. Di tale pittore si ricordano soprattutto le opere legate alla figura del Cristo, soprattutto al Cristo flagellato, deriso, inchiodato alla Croce etc. L´interesse per questa chiesa oltre che per la struttura della stessa, si appalesa infatti quale una chiesa "doppiata",è frutto pertanto degli affreschi sicuramente di "buona mano" ma, al contempo, particolarmente scontati. Trattasi in tutta evidenza, di affreschi legati al periodo storico e religioso in cui viveva il territorio, ma non per questo meno significativi se non altro per inquadrare il contesto culturale nel quale furono pensati e concepiti. Certi pertanto che l´arte non è avulsa dal contesto storico nella quale si inserisce e soprattutto dal grado di indipendenza rispetto alla volontà delle committenze che le hanno sostenute, vale la pena individuare i movimenti religiosi o laici presenti nella valle castoriana. Quale punto di partenza la Chiesa di S. Salvatore è nella zona di Ancarano nei pressi di Norcia che diedi i natali a San Benedetto ed ai Benedettini, anche se gli stessi proliferarono in altre zone quale Montecassino e Terracina. Non vi è dubbio che l´insegnamento benedettino diede corso al movimento cistercense votato a una pratica di cenobitismo integrale nella quale ben si fondevano elementi di elevata spiritualità con pratiche socio economiche di tipo laicistico quale l´opera dei "conversi", dediti all´agricoltura non quali servi, ma quali uomini liberi che si affrancavano dalla miseria, diventando essi stessi uomini dediti sia al duro lavoro laicistico che all´accettazione della fede ed alla sua manifestazione tesa al proselitismo seppur in parte senza eccessi. (Il duro e onesto lavoro avvicinava all´ascesi).
Dico seppur in parte, in quanto in altri luoghi, quali la Francia,l´Abbazia di Cluny fu ad esempio luogo del trasformismo del pensiero di San Benedetto, con il quale si passa dal movimento cistercense a quello cluniacense per formare monaci o conversi non solo dediti alla cura agricola dei fondi, ma dei veri e propri militari che imponevano il "credo" in modo belligeroso e cruente, incamerando fortune economiche e potere talmente forte da determinare con bolla papale la sconfessione dell´ordine stesso per quanto attiene i Templari, all´inizio del 1300. La congregazione cluniacense produsse indubbiamente, pur partendo dall´ordine di San Benedetto, una fitta rete anche di centri di vita intellettuale ed artistica. Comunque la Chiesa in quegli anni fu sconvolta da grandi mutazioni, anche scismatici, fino al punto che nei secoli XIV e XV, cioè nei secoli in cui fu edificata la Chiesa di San Salvatore, la Chiesa di Roma, forse in stato di riposizionamento, fu apparentemente costretta ad accettare il monachesimo quale liberazione da ogni stile di vita religiosamente omogenizzato in una fitta serie di contumelie. In tale contesto, più consono al saio francescano, vanno investigate nel territorio le varie vicissitudini dell´Abbazia di S. Eutizio a cui apparteneva la Chiesa di San Salvatore. L´Abbazia infatti in origine pensata per gli eremiti, soprattutto orientali e come frutto di conoscenze umane e laiche accoppiate a profonda spiritualità ascetica, sul finire del XIV secolo, anche per la presenza laica degli Sforza e dei Varano, conobbe un periodo di possibile allontanamento dalla sua missione originaria. A questo stato di confusione misero mano il Cardinale Capranica e l´Abate Epifario restituendo all´Abbazia la sua originaria missione, lontana dalla lusinghe del temporale e quindi dai centri di potere.
Forse questo può spiegare il localismo di alcuni affreschi, ancora tardo gotici,mentre a pochi chilometri di distanza, ma con altre committenze e con una visione più aperta del mondo e del suo progredire, fiorivano stupende ed inimitabili scuole d´arte quali, per citarne alcune, quelle del Crivelli, del Lotto del Bellini, spostandoci alla costa adriatica o a quelle del Masaccio, del Melozzo da Forlì, dei Lippi, del Donatello, del Pomarancioetc…., spostandoci all´Appennino, dove si incrociavano arte sacra "in movimento", con il vivere quotidiano, se pur rappresentato con la dovuta timidezza e mi sia permesso, consapevole autocensura.