È
senza ombra di dubbio una delle scoperte
archeologiche più straordinarie degli ultimi decenni. In quartiere popolare
del Cairo un team di archeologi
egiziani e tedeschi ha rinvenuto un´imponente statua, lunga otto metri, che
secondo le prime ricostruzioni raffigurerebbe il faraone Ramses II. Terzo sovrano della XIX dinastia, vissuto all´incirca
tra il 1303 e il 1213 a. C., Ramses II governò dal 1279 fino alla sua morte e
fu soprannominato "Il Grande Antenato" per le sue imprese militari, che
estesero l´Impero egiziano fino all´attuale Siria a est e fino alla Nubia
(attuale Sudan) a sud. Accanto alla
statua gigante ne è stata trovata un´altra di circa un metro, appartenente al
tempio di Ramses II e raffigurante il faraone Seti II, anch´egli della stessa dinastia.
«Si tratta di una delle più importanti
scoperte di tutti i tempi in Egitto», ha dichiarato il ministro per le
Antichità del governo egiziano, Khaled al-Anani. La statua di è fatta
di quarzite, un tipo di roccia
composta quasi esclusivamente da quarzo granulare e «appare frantumata in
grandi pezzi» scrive il sito Egypt
Independent. Finora
sono emerse solo «parte della testa, con
un orecchio e un occhio» e della
corona, aggiunge il sito citando il
capo
del Dipartimento antichità egiziane del
dicastero, Mahmud Afifi. La statua di Seti II è invece «a grandezza
naturale». Il ritrovamento in quel luogo, vista la vicinanza col tempio
di Ramses II, ha un suo senso preciso, come ha spiegato il professor Ayman
al-Ashmawy, capo della missione archeologica egiziana impegnata nello scavo: «Il tempio di Ramses era uno dei più grandi
dell´antico Egitto, visto che raggiungeva il doppio delle dimensioni del
tempio di Karnak a Luxor».
I
resti dei colossi sono riemersi, come per magia, dal fango di una baraccopoli a
el-Matariya, sobborgo orientale del Cairo dove nell´antico Egitto
sorgeva Eliopoli, città dedicata al
Dio Sole e considerata sacra in quanto origine della creazione. Completamente
cancellata dall´urbanizzazione nel corso dei secoli, i resti dei templi furono
usati per costruire gli edifici moderni;oggi il sito è segnalato soltanto
dall´obelisco di Sesostri I.
La modalità in cui i resti sono
stati recuperati ha subito aperto una polemica aggressiva sulla stampa
egiziana, mossa
dal fatto che per il recupero è
stata usata una scavatrice idraulica da cantiere. Qualcuno ha anche sollevato
un´accusa
più grave: la statua di Ramses II sarebbe stata spezzata proprio dalla ruspa.
Ma le autorità egiziane hanno assicurato che l´area era stata messa in
sicurezza con assi di legno e sughero proprio per evitare danni nel caso di
cadute. Il capo della missione archeologica tedesca, Dietrich Rowe, ha
precisato che i reperti «sono illesi e in buono stato di conservazione»,
smentendo ogni danno durante il recupero.
Le rassicurazioni non sono sembrate sufficienti: il ministero
delle Antichità ha creato una commissione d´inchiesta formata da professori di
archeologia dell´Università del Cairo, per indagare sul danneggiamento che ha
provocato la rottura della testa della statua del faraone Ramses II. L´obiettivo
è quello di capire se la testa si stia staccata dal busto al momento del
recupero, dunque per un errore della missione tedesco-egiziana, oppure se la
rottura è più antica. Il ministro ha ricordato che tutte le statue ritrovate a
el-Matariya non erano integre, «perché sia i templi che le statue dell´area
erano state distrutte nelle epoche precedenti e la zona utilizzata come cava».
Lunedì 13 marzo la missione congiunta ha concluso le operazioni per estrarre la
seconda parte della statua.