Umberto Boccioni, Elasticità (1912) |
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Umberto Boccioni con la mostra a lui dedicata nel centenario della sua morte è protagonista assoluto a Milano, presso Palazzo Reale con una delle mostre più interessanti in corso, di questa primavera.
L'esposizione, che si sviluppa in ordine cronologico e per nuclei tematici, è particolarmente interessante per la presenza di alcune sue opere perdute ed oggi ritrovate, insieme a tutti i sessanta disegni che il Castello Sforzesco possiede, nonchè un'ingente documentazione che il grande artista aveva raccolto durante il suo percorso.
Immagini che formano un atlante della memoria, quasi una rassegna stampa sul Futurismo, fotografie dell'epoca quasi come se la rassegna, a lui dedicata, divenisse un ritratto completo di uno dei maestripiù grandi del periodo futurista.
Per la prima volta è riunito il ricchissimo patrimonio di Boccioni dalle collezioni degli archivi dei suoi musei che, intorno ai sessanta disegni dell'artista del Castello Sforzesco, sviluppa la sua struttura su scritti, documenti, appunti e ritagli di riproduzioni artistiche, un originalissimo percorso della memoria nella sua fase prefuturista.
Un viaggio che aiuta il visitatore ad approfondire i temi principali della poetica artistica di Boccioni soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo del concetto del, dinamismo in rapporto alla figura umana "La donna al caffè", al ritratto "Materia", alla veduta paesaggistica ed urbana "Le officine di porta romana".
Contemporaneamente anche il Museo del Novecento apre le porte al genio di Boccioni donando ai visitatori un'occasione unica per approfondire la conoscenza dell'artista e della sua arte rivoluzionaria.
Un'esperienza visiva imperdibile che ha contribuito, unitamente ad altri artisti contemporanei, al grande passaggio alla modernità dell'arte.
Una celebrazione che Milano dedica al maestro del movimento Futurista, presentando anche un percorso dedicato alla stagione prefuturista, dove lo slancio verso la modernità è assoluto, quasi a rinnegare la tradizione.
Tutto ciò è particolarmente evidenziato nelle opere di Balla, Carra, Russolo e Boccioni stesso, firmatari in seguito del primo manifesto della pittura futurista del 1911.
Il linguaggio dell'artista, la sua ricchezza di cultura visiva hanno spinto tutto il suo percorso artistico di ricerca dell'arte nuova, comune a tutti gli artisti delle avanguardie.
Le sue fonti d'ispirazione hanno attraversato molti secoli, spaziando da Raffaello e Michelangelo a Gaetano Previati.
La grandezza del genio futurista è testimoniata dalla profonda conoscenza degli altri movimenti artistici contemporanei, da cui fu influenzato ma superando la staticità delle opere, esprimendo in maniera superba il movimento delle forme nonchè la concretezza della materia.
La magistrale raffigurazione di uno stesso soggetto pittorico in vari stadi progressivi nel tempo, suggerisce alle sue opere l'idea dello spostamento nello spazio.
Per quanto riguarda la scultura, di cui pochissime opere sono sopravvissute, egli preferì ai materiali tradizionali come marmo e bronzo, il legno, il vetro, e il ferro.
Fondamentale per lui era l'interazione di un oggetto in movimento con lo spazio circostante.
Tra i dipinti più incisivi di Boccioni e che testimoniano la profondità del suo sentire espressi con lampi di luce, spirali e linee ondulate troviamo "La città che sale" del 1910, "Rissa in Galleria", "Stati d'animo numero uno". Gli adii del 1911 e Forze di una strada sempre del 1911, dove la città è protagonista assoluta quasi fosse organismo vivente, rispetto alle presenze umane.
Umberto Boccioni, trentatre anni di vita, un lampo che nella brevità del suo esistere, ha diffuso una luce immortale.