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Sono appena trascorsi venticinque anni dalla morte di quello che può essere considerato il re della street art. Sì, perché il noto artista e writer newyorkese Keith Haring morì a New York nel febbraio 1990 a soli trentadue anni, stroncato dall´AIDS.
Figlio della cultura del fumetto, che prendeva il sopravvento in quegli anni e influenzato particolarmente dall´arte di Picasso, Paul Klee, Jackson Pollock e Mark Tobey, Keith Haring decide inizialmente di iscriversi all´università, dopo che nel 1976 inizia a girare tutto il paese in autostop.
Nel 1978 espone le sue prime creazioni al "Pittsburgh centre for the Art" e si reca in seguito a New York, entrando nella "School of Visual Art": è questo il periodo in cui la sua popolarità e la sua vena artistica esplodono fortemente. I luoghi più popolati della città iniziano a tingersi di colori e figure vivaci, in particolare Haring realizza i suoi graffiti nelle metropolitane cittadine: l´ arte neo-pop che caratterizza le sue rappresentazioni viene apprezzata sin da subito, soprattutto dalle nuove generazioni. Il suo marchio iniziale è quello di disegnare pupazzi, sagome stilizzate con un gessetto bianco, poi colorate successivamente; il fatto che Haring inizi a lavorare per le strade di New York negli anni Ottanta è fondamentale ai fini del suo successo, essendo quelli gli anni di massimo interesse per l´arte contemporanea.
Nel 1982 Haring allestisce la prima mostra personale, alla quale seguono numerose esposizioni internazionali della sua arte; fondamentale il 1986, anno in cui lo stesso artista apre a New York il suo primo Pop Shop, uno spazio-negozio in cui è possibile acquistare gadget con le sue opere raffigurate e vedere gratuitamente l´artista a lavoro.
È il 1988 quando il giovane artista annuncia pubblicamente la sua malattia, l´AIDS; solo due anni dopo morirà.
Le sue rappresentazioni, popolate da figure denominate radiant babies ("omini che irradiano") e barkings dogs ("cani che latrano"), colorano gli spazi pubblici di innumerevoli città del mondo: le figure delle sue opere sono immerse in un flusso grafico che ha dato vita a un linguaggio visuale inedito, unico, semplice che diviene vero e proprio marchio del suo stile inconfondibile. La linea delle rappresentazioni è ridotta infatti all´essenzialità pura, tanto che l´artista utilizza due o tre colori primari il più possibile puri, escludendo la possibilità delle tinte mescolate.
È importante sottolineare che l´arte e la riflessione di Keith Haring si inseriscono in un filone d´impegno civile che tocca diverse tematiche fondamentali come la lotta antirazzista, i movimenti per i diritti civili da Martin Luther King a Mandela, i movimenti pacifista e antinucleare, la nuova ecologia, la riflessione sull´azione del movimento femminista nell´affermazione dei diritti umani, la riflessione su diversità ed alterità.
È proprio un´opera dedicata alla pace universale a colorare un´importante città italiana, Pisa: qui Haring realizzò infatti nel 1989, in soli quattro giorni, un murale sulla parete esterna del convento della chiesa di Sant´Antonio Abate, semidistrutto durante i bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale. "Titoli? Una domanda difficile, perché non do mai un titolo a niente … nemmeno questo dipinto ne ha uno, ma se dovesse averlo sarebbe qualcosa come … Tuttomondo!"
L´artista infatti non era solito attribuire titoli alle sue opere, ma nel caso di questa rappresentazione propose un titolo simbolico, direttamente in italiano, finalizzato a delineare un mondo unito e pacifico, senza conflitti: l´opera ritrae trenta figure energiche, colorate, cariche di vitalità, concatenate e intrecciate come simbolo di pace e armonia mondiale. Tuttomondo nacque grazie all´incontro a New York tra Haring e un giovane studente pisano, Piergiorgio Castellani, il quale lo invitò a trascorrere del tempo nella città toscana.
Ed è proprio in Italia che si trova l´ultima opera pubblica del grande Keith Haring, re dei graffiti e dell´arte neo-pop, la cui arte continua ancora ad essere simbolo e portavoce di importanti tematiche civili e di un unico, grande messaggio unificatore: "L´arte è per tutti, ed è questo il fine a cui voglio lavorare".